stemma-valvasoneValvasone Arzene
Piccolo mondo antico

Comune
di VALVASONE ARZENE

(Provincia di Pordenone)
Altitudine
m. 59 s.l.m.
Abitanti
2195 (350 nel borgo)

Patrono
Santissimi Pietro e Paolo, 29 giugno
info turismo
Ufficio Turistico,  Via Erasmo 1 – Tel. 0434 898898
valvasone@com-valvasone.regione.fvg.it
www.comune.valvasone.pn.it

Lo spirito del luogo

stemma-valvasoneIl nome
Deriva dal tedesco antico wal (altura) e waso (prato), quindi significa “prato con alture”.

 

La storia
1206, la prima testimonianza del castello lo vede abitato da una famiglia imparentata con gli Sbrojavacca, che amministra per conto dei patriarchi di Aquileia un vasto territorio posto sulle due rive del fiume Tagliamento.
1268, ai primi signori del luogo subentrano Walterpertoldo di Spilimbergo e, nel 1292, per volontà del patriarca Raimondo della torre, Simone di Cuccagna, dal quale prende avvio il casato di Valvason-Cuccagna; intorno al castello si sviluppa il borgo, che presto viene circondato da un primo perimetro murario, al di fuori del quale sorge la chiesa di S Maria e Giovanni.
1355, grazie al ruolo politico ormai assunto dai nobili locali, Valvasone diviene sede parrocchiale; ne consegue l’ampliamento del borgo e la costruzione di una nuova cinta muraria, dentro la quale trovano posto abitazioni e negozi; si conclude anche il restauro della chiesa parrocchiale di Santa Maria e Giovanni.
1420, Venezia conquista la regione e mantiene i privilegi alla famiglia dei Valvason, pur riducendone i poteri.
1440-1500 ca., è edificata la terza e ultima cerchia di mura, che include il borgo più esterno, l’ospedale per il ricovero dei viandanti e la parrocchiale, la quale deve cedere il posto a un edificio più importante, il nuovo duomo, costruito a partire dal 1449.
1499, il borgo è saccheggiato dai Turchi.
1797, il 16 marzo nei pressi dell’antico guado avviene la battaglia del Tagliamento: Napoleone Bonaparte alla testa di 40mila uomini sconfigge le truppe austriache e la sera dorme nel castello di Valvasone.

Pare davvero un piccolo mondo antico, questo di Valvasone: vicino al fiume maestoso e lento, circondato dalla roggia che fa tanto campagna di una volta, e con i suoi palazzi storici, signorili ma discreti; e i portici che conservano il tepore di una stretta di mano, di un sorriso rubato, di una bisboccia all’osteria (curioso in palazzo Martinuzzi l’affresco tardo quattrocentesco dei due uomini che litigano rovesciandosi addosso un bicchiere di vino). Sorto a ridosso di un guado del Tagliamento, Valvasone ha conservato la sua anima rurale cresciuta intorno al castello e racchiusa nelle dimore urbane cinquecentesche, nel brolo dei Domenicani, nel Borgo delle Oche, nelle chiesette e nei borghetti di campagna. La terra, a lungo abbandonata, oggi richiama i suoi fedeli: nascono nuovi viticoltori e resiste la cooperativa che produce il formaggio Montasio più buono della zona.

Il centro urbano di Valvasone si è sviluppato sulla riva destra del fiume Tagliamento nella pianura friulana, in prossimità di un antico guado. Cominciamo la visita dal palazzo Comunale, costruzione signorile d’aspetto settecentesco che si affaccia sulla piazza Mercato inglobando precedenti strutture medievali.

Di fronte, palazzo Martinuzzi-Dulio non nasconde la sua impronta rinascimentale veneziana sotto la ristrutturazione del 1846. Tornando indietro, il signorile palazzo Fortuni mostra la sua scenografica facciata secentesca posta di fronte alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, di cui si ha notizia dal 1355, quando accanto esisteva un ospedale per i viandanti.

Consacrata nel 1497, la nuova chiesa conserva gli affreschi di Pietro da Vicenza (1510) che in parte ricoprono più antiche pitture a fresco trecentesche di cui rimane traccia nella Crocefissione, e un raro, piccolo organo portatile del Seicento.

Riprendendo la via, si nota il bel gruppo di case porticate con l’affresco in facciata (1515) che nella devozione popolare doveva tener lontana la peste. Ritornando verso la chiesa, si nota in via Roma palazzo Pinni, del tardo Settecento.

Proseguendo si arriva all’ex convento dei Domenicani, uno dei luoghi di più antica memoria di Valvasone: alla chiesa, terminata intorno al 1355, fu affiancato un convento consacrato nel 1500 dopo il saccheggio dei turchi. Dell’antico complesso si è salvata solo una parte del chiostro; di fronte c’è il brolo che dà sulla campagna.

Continuando per la strada parallela alla roggia dei Mulini, troviamo un bell’edificio cinquecentesco porticato e l’antica Trattoria alla Scala con il suo portale in pietra datato 1672 sulla chiave di volta.

Eccoci infine in piazza Libertà, un ampio spazio caratterizzato dalla presenza del duomo e da una serie di edifici che seguono un andamento quasi circolare. Dopo uno sguardo alla costruzione che ospitava il filatoio settecentesco, concentriamoci sul Duomo. Voluto dai cittadini e dai notabili di Valvasone nel 1449 e consacrato solo nel 1484, presenta una facciata neogotica di fine Ottocento, che per fortuna nasconde all’interno tesori delle età più antiche, come i due paliotti secenteschi e, soprattutto, l’organo ancora funzionante di Vincenzo de Columbis (1532-38), una delle più belle opere d’arte dell’intero Friuli. La decorazione pittorica delle portelle fu affidata nel 1538 al massimo pittore friulano dell’epoca, il Pordenone, che però morì l’anno dopo senza riuscire a concludere il lavoro, così che le portelle furono ultimate da suo genero, Pomponio Amalteo nel 1544. Si tratta dell’unico organo del Cinquecento veneziano ancora esistente in Italia. Le ante dell’organo chiuse rappresentano La raccolta della manna. Sono dello stesso Amalteo le cinque scene della cantoria.

Lasciato il Duomo, in via Erasmo incontriamo palazzo Flora, d’impianto quattrocentesco con rimaneggiamenti di fine Settecento e la casa della Pieve, edificio rinascimentale che ingloba la trecentesca cappella di San Giacomo con tracce di affreschi dell’epoca. Nei pressi, troviamo uno degli angoli più belli del borgo, il cavalcavia seicentesco sull’acqua della roggia, proprio dietro il bel palazzo rinascimentale del conte Eugenio. Oltre a questo edificio, su piazza Castello si affacciano altri notevoli esempi di architettura quattro-cinquecentesca come casa Trevisan, il vasto locale che ospita l’antica Trattoria La torre e il porticato palazzo Gandini.

Possiamo quindi entrare nel castello. In fase di ristrutturazione, il vasto complesso che domina con la sua mole la piazza del borgo, appare il frutto di stratificazioni successive. La prima notizia di una fortificazione risale al 1206. In un salone al piano terra decorato con fregi cinquecenteschi si trova un delizioso teatrino del Settecento, anch’esso inserito nel progetto di recupero. Possiamo ora uscire dalla piazza attraverso la torre portaia e raggiungere il Borgo Alpi -detto “delle oche” per la sua vocazione agricola – incontrando sulla strada l‘antico mulino, che sfruttava l’acqua della fossa difensiva, e in Largo Piave il secentesco palazzo Tamburlini con i due lunghi camini.

Al Borgo delle Oche chiudiamo in bellezza con un bicchiere di Traminer da degustare nella cantina che si apre sui vigneti.

Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.

Piaceri e Sapori

Pesca amatoriale nel laghetto artificiale creato sul Tagliamento, passeggiate a cavallo, degustazione di vini locali presso le enoteche del centro storico o, su prenotazione, alla cantina Borgo delle Oche.

Il zîr dai arborâs, 5 gennaio: si fa il giro dei falò per vedere i fuochi dell’Epifania.

Concerti d’Organo, primavera: la rassegna organistica nel Duomo permette di ascoltare i meravigliosi timbri dell’unico esemplare di organo veneziano esistente in Friuli.

Medioevo a Valvasone, seconda settimana di settembre: il borgo è palcoscenico naturale per un Medioevo di armigeri, nobildonne, popolani, per una rievocazione storica in costume contornata
da cene fiabesche, degustazioni nelle taverne e creazioni degli artigiani, i quali utilizzano l’evento per mostrare i loro lavori. Per informazioni:Grup Artistic Furlan, tel. 340 9742358, www.medioevovalvasone.org

Perfetto con la brovada (rape fatte macerare per diversi giorni nelle vinacce), il muset, cioè il cotechino friulano, si accompagna anche alla polenta o si gusta col brovadin, vale a dire la minestra di orzo, fagioli e brovada. Per restare sul liquido, c’è ancora la sopa, un piatto che comprende pane, brodo, trippe e vino rosso. In alternativa, il radicchio con le cicciole. Resterebbero i gamberi di fiume, ma ormai sono rari. Tradizionale è anche il voleson, la torta casareccia.

Il formaggio di latteria realizzato come si faceva un tempo, con latte crudo non pastorizzato e proveniente da piccole stalle con mucche alimentate secondo tradizione. Il top della Cooperativa è il formaggio Erasmo, ossia Montasio dop. Da ricordare anche i vini Doc Grave del Friuli, il salame all’aceto – ottimo con la polenta abbrustolita – e il pane cotto con il forno a legna.